Un copione relazionale che spesso è fonte di sofferenza psicologica è quello alla cui base ha la paura di essere traditi, lasciati, umiliati.
Le relazioni sentimentali per crescere necessitano di fidarsi dell’altro e di esprimersi completamente, ma ciò ci espone alla possibilità di essere rifiutati. In altre parole chi non dà tutto all’altro per paura di soffrire, si protegge da tale eventualità negativa, ma allo stesso tempo si preclude di vivere una relazione sana.
Tale atteggiamento difensivo porta a rompere le relazioni quando il coinvolgimento sentimentale aumenta e si iniziano a delineare i primi progetti importanti per la coppia (es.: la convivenza). E’ in questo momento che chi ha paura di amare inizia a vedere tutti i difetti del partner che prima non vedeva: le liti si fanno sempre più frequenti finché non si arriva a lasciarsi. A questo punto la responsabilità del fallimento della relazione viene attribuita completamente all’altro e dopo aver superato la fine del rapporto si riparte in cerca di nuove esperienze.
In altri casi tale modalità relazionale coinvolge entrambi i partner, ovvero la diffidenza reciproca diventa ciò che unisce, per cui si arriva alla situazione paradossale in cui si riesce a stare insieme senza mai stare bene.
Se la prima situazione crea single incompresi a vita, la seconda crea coppie depresse in quanto vivono una relazione in cui manca la fiducia e di conseguenza un’inibizione difensiva del proprio coinvolgimento.
Le relazioni sentimentali creano dilemmi esistenziali che, come ha esposto Paul Watzlawick, ricordano il gioco dei prigionieri proposto negli anni cinquanta del XX secolo da Albert Tucker, lo propongo di seguito:
Il dilemma può essere descritto come segue. Due criminali vengono accusati di aver commesso un reato. Gli investigatori li arrestano entrambi e li chiudono in due celle diverse, impedendo loro di comunicare. Ad ognuno di loro vengono date due scelte: collaborare, oppure non collaborare. Viene inoltre spiegato loro che:
Ritornando a quello che abbiamo detto io posso fidarmi dell’altro (quindi nel gioco scegliere di non collaborare aspettandomi che l’altro faccia uguale, opzione 3) ma questo mi espone alla possibilità di soffrire molto nel caso il partner non faccia la stessa cosa (nel gioco scelgo di non collaborare e l’altro sceglie di collaborare, opzione 1).
Oppure entrambi i “prigionieri” possono giocare in modo difensivo scegliendo l’opzione 2, che corrisponde alla creazione di un rapporto di coppia mai completamente soddisfacente.
Qual è la morale: per essere felici in amore bisogna saper correre il rischio di poter essere molto infelici.